Neti-neti


Un approccio alla conoscenza di sé è conosciuto come "neti-neti" (né questo - né quello). Andando per "esclusione" si vuole arrivare a conoscere se stessi: non sono né le percezioni né colui che le percepisce. Sono quella cosa sconosciuta che conosce (tutto). Ma in realtà se si percorre fino in fondo il percorso del neti-neti si arriva a comprendere che si è sia le percezioni che colui che le percepisce. Quella "cosa sconosciuta" è sconosciuta nel senso che non si può conoscere come la mente umana conosce. Quella cosa sconosciuta non è descrivibile a una persona tramite concetti e parole. E come non la si può descrivere a qualcuno non si può descriverla a se stessi e noi siamo abituati a conoscere le cose tramite concetti e parole. Si prova a conoscere una sensazione allo stesso modo di come si cerca di spiegarla a un'altra persona. Ma per conoscere quella sensazione non si dovrebbero usare le parole con se stessi come se si fosse un "altro". Non si dovrebbe averne bisogno della parole. In questo senso non si può conoscere quella cosa misteriosa che c'è "dietro le percezioni e chi le percepisce". Ma non è una cosa lontana a cui non abbiamo accesso. È la cosa più vicina e l'unica a cui abbiamo accesso sempre da sempre ma non abbiamo modo di descriverla (nella sua totalità) a noi stessi con le parole. Quindi non è realmente sconosciuta. Non è una cosa da trovare dietro le percezioni o colui che percepisce. E' proprio quella cosa che prende la forma delle percezioni e di colui che percepisce. È come se in un universo fatto di creta si stesse cercando la creta. In principio certamente vedendo vasi e statue non si trova la creta. La creta  la immaginiamo informe, fangosa etc. Quando si comprende la natura di quell'universo (e della creta) si comprende che mentre si guardano statue e vasi si sta proprio guardando la creta, mentre si guarda al corpo si sta guardando la creta, le sensazioni sono fatte di creta. Quindi dal neti-neti (non sono il vaso, non sono la statua etc) si deve passare al "sono il vaso, sono la statua" etc. Dovunque si guarda c'è creta anche se si chiudono gli occhi c'è la creta, qualunque cosa si faccia o non faccia si vedrà sempre e solo creta. Si hanno parole adatte a descrivere solo statue e vasi e non si potrà descrivere la creta. Ma a chi  importa di descriverla? Per questo forse non la si "conosce" se tutto, compreso se stessi, è creta? (Monàs)

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